Nello scorso articolo ho introdotto con un’impronta medico-scientifica il concetto di obesità, indicazioni e ruolo della terapia farmacologica. Al fine di estendere la comprensione ad un pubblico più ampio trovo ragionevole riprendere gli aspetti chiave dell’argomento assumendo un tono più semplice e colloquiale.

OBESITA’: DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE

L’obesità è una patologia cronica, caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che si associa ad una riduzione dello stato di salute e della qualità di vita. Un soggetto viene definito obeso quando il suo Indice di Massa Corporea – e cioè il numero che si evince rapportando il suo peso alla sua altezza – è maggiore o uguale a 30. All’aumentare dell’indice di massa corporea aumenta il grado e dunque la severità della condizione.

Ciò che contraddistingue l’obesità da altre malattie croniche è l’elevata tendenza al drop out, un termine che in linguaggio medico indica l’interruzione – e dunque il fallimento – della terapia da parte del paziente. Il drop out aumenta la frustrazione del soggetto, influenza negativamente la sua autostima e riduce la motivazione al trattamento. Si viene a creare così uno spiacevole circolo vizioso che finisce per automantenere la persona nella malattia. Qui nasce l’esigenza di individuare una terapia in grado di supportare il paziente non solo in termini pratici di efficacia, ma anche dal punto di vista emotivo e psicologico.

OBESITA’: I LIVELLI DI CURA

I livelli di trattamento dell’obesità possono essere ben rappresentati da una piramide formata da tre gradini. Alla base troviamo la dieta e l’attività fisica (e cioè lo stile di vita), nel gradino intermedio la terapia farmacologica, al vertice la chirurgia. Il trattamento di prima scelta è sempre quello relativo alla modificazione dello stile di vita. Qualora questo approccio risulti inefficace – dopo un numero ragionevolmente sufficiente di tentativi –  si accede al livello di cura superiore, la terapia farmacologica in primo luogo ed eventualmente quella chirurgica. La scelta dell’approccio farmacologico e, a maggior ragione, di quello chirurgico deve essere giustificata e avvalorata da requisiti come:

  • Livello di gravità (definito dal valore dell’indice di massa corporea)
  • Presenza di comorbidità specifiche (e cioè di patologie associate all’obesità, come il diabete mellito, le apnee ostruttive, ecc.)
  • Assenza di controindicazioni specifiche (per esempio gravi patologie psichiatriche, tossicodipendenza, alcolismo, ecc.)
  • Disponibilità ad un prolungato follow-up post operatorio (per quanto riguarda la chirurgia, cioè, il paziente deve essere disposto ad essere seguito e monitorato nel tempo)

E’ fondamentale precisare che la scelta di un’opzione terapeutica più spinta (farmaco/chirurgia) non legittima il paziente ad abbandonare le modificazioni dello stile di vita; questo significa che, a prescindere dal tipo di trattamento, la dieta e l’attività fisica rappresentano i pilastri fondamentali e indispensabili del paziente con obesità.

LA TERAPIA FARMACOLOGICA: LIRAGLUTIDE

Affinché il paziente risulti idoneo alla terapia farmacologica deve essere presente un Indice di Massa Corporea maggiore di 30, oppure maggiore di 27 qualora siano presenti in associazione altri fattori rischio o patologie specifiche. Attualmente sono disponibili in commercio in Italia tre opzioni terapeutiche: l’Orlistat, la Liraglutide e il Naltrexone.

La Liragluride è un farmaco che nasce come terapia ipoglicemizzante nel paziente con diabete mellito. Tuttavia si è dimostrato efficace nell’aumentare a livello cerebrale il senso di sazietà e nel ridurre al contempo quello di appetito e desiderio di cibo, secondo meccanismi ancora non del tutto chiari; ecco perché successivamente la Liraglutide è stata concepita e approvata anche come farmaco per il trattamento cronico dell’obesità. Il farmaco è commercializzato a tale scopo con il nome di Saxenda e necessita di prescrizione medica (es. endocrinologo, gastroenterologo, medico di base, ecc.).

L’IMPORTANZA DI UN’ALIMENTAZIONE EQUILIBRATA E CONSAPEVOLE

Riducendo il senso di fame e il desiderio di mangiare intuiamo facilmente che il calo di peso che si viene a creare è diretta conseguenza della riduzione dell’assunzione di cibo. Il paziente che assume la Liraglutide deve essere consapevole di questo aspetto affinché non cada nell’errore di credere che, dal momento che assume un farmaco per dimagrire, sarà autorizzato a mangiare ciò che vuole, quanto vuole e quando vuole con la convinzione che questo impedisca in qualche modo – quasi miracoloso – l’aumento di peso. L’intervento di educazione alimentare e comportamentale, effettuato da parte di un dietista e/o di un biologo nutrizionista, è importante anche al fine di evitare che il paziente incorra in carenze nutrizionali, per esempio riducendo eccessivamente i cibi ad elevato contenuto di proteine nobili, vitamine e sali minerali, in favore dell’aumento di cibi più appetibili ma nutrizionalmente scarsi (come dolciumi, snack, prodotti da forno, ecc.). In altre parole il farmaco non autorizza il paziente a delegare la responsabilità di comprendere e adottare uno stile di vita salutare ed equilibrato, che è requisito essenziale e imprescindibile per il mantenimento nel lungo termine dei risultati ottenuti con l’ausilio del farmaco.

Dott.ssa Vinci Eleonora

Dietista Biologa Nutrizionista

Obesità e terapia farmacologica: la liraglutide e l’importanza della dieta

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