Chi soffre di un disturbo alimentare raramente offre risposte autentiche alle domande che riceve. C’è una sorta di propensione al segreto e alla menzogna che è insita nella malattia e che è finalizzata all’autoconservazione, alla protezione della malattia stessa. La conseguenza è che anche le persone circostanti vengono interpretate come soggetti mendaci, il cui significato delle domande e delle affermazioni non esiste come tale ma secondo supposti significati alternativi, nascosti e sospetti.
“COME STAI?”
”O mio Dio, cosa vorrà sapere? Perché mi sta chiedendo come sto? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ho forse preso/perso troppo peso?”
“…BENE.”
“TI VEDO BENE”
“Sono grassa”
“Ecco, adesso penseranno che sono guarita e invece sto ancora malissimo.”
“GRAZIE.”
Il presupposto per cominciare ad interpretare il mondo come tale è imparare ad essere autentici prima di tutto con se stessi. Ad ammettere il proprio dolore, ad accettare la frangibilità del corpo e delle emozioni, a sviscerare il pandemonio di pensieri e paure che imperversa senza sosta nella testa, a riconoscere e poi a tollerare il bisogno dell’aiuto dell’altro, il BISOGNO DELL’ALTRO…
“COME STAI?”
“MALE.”
Siamo già a metà strada…Forse di più.
Dott.ssa Eleonora Vinci Dietista Biologa Nutrizionista
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