Bisogna partire dal presupposto che il Disturbo Alimentare nasce come qualcosa a cui dico: “No”. La persona si definisce attraverso il rifiuto di qualcosa che (inizialmente) passa attraverso il cibo. Quindi il frutto di quello che sono in questo momento (il mio corpo, i miei successi, la mia felicità) è dovuto alla scelta alimentare che faccio: non mangio la carne, i latticini, sono vegetariano, sono vegano, non mangio il glutine, ecc. La selettività può rappresentare una forma di controllo che esita nel o che mantiene il Disturbo Alimentare. Quello che fa la differenza è l’importanza che viene attribuita alla scelta alimentare che faccio, quanta influenza ha sulla mia esistenza. Se il pensiero del cibo mi accompagna per la maggior parte della giornata, molto probabilmente non si tratta di una scelta alimentare. Si tratta di una soluzione palliativa a qualcosa. Alla paura di qualcosa. Solitudine? Incertezza? Abbandono? Emozione? Amore? Vita?

Dott.ssa Eleonora Vinci Dietista Biologa Nutrizionista

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Perché la selettività può rappresentare l’anticamera oppure il mantenimento del Disturbo Alimentare?

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