L’alterazione del comportamento alimentare )e dunque dello stato nutrizionale) implica uno sovvertimento dei segnali biologici di fame e sazietà. All’inizio della riabilitazione accade frequentemente che il senso di fame venga percepito come assente, indipendentemente dal tempo trascorso dall’ultimo pasto e dalla sua composizione bromatologica, mentre la sazietà viene percepita come esasperata e viene tollerata difficilmente. La ripienezza (che spesso viene confusa con la sazietà) si accompagna alla sensazione di ‘grassezza’.
Facciamo un passo indietro, alla fase che precede l’inizio della riabilitazione nutrizionale.
Nel disturbo alimentare in fase attiva la fame viene vissuta in modo ambivalente: da un lato è una fonte di rassicurazione che attesta lo stato di restrizione calorica, dall’altro è temuta in quanto viene identificata come un pericolo: la fame è una potenziale anticamera della perdita del controllo, l’abbuffata.
A questo punto si apre un bivio, che dipende sostanzialmente dal funzionamento (in termini psicopatologici) della persona:
a) Il soggetto sperimenta l’abbuffata, più o meno oggettiva e seguita o meno da compenso
b) Nel tentativo di contenere il rischio del discontrollo, promosso e fomentato dalla fame estrema e prolungata, il soggetto incrementa ulteriormente la restrizione alimentare; questo passaggio non farà altro che provocare un peggioramento dello stato nutrizionale, che a sua volta porterà ad acuire la fame incoercibile. La fame incoercibile culminerà quasi inevitabilmente nel discontrollo. Si innesca così un circolo vizioso che vede vede il perpetuare di un’alternanza tra restrizione e disinibizione.
Tornando alla riabilitazione nutrizionale, sarà più semplice adesso comprendere perché, soprattutto nel periodo iniziale dell’alimentazione meccanica, la risposta del soggetto alla domanda: “Hai fame?” sia quasi sempre “No.” Non è soltanto che la malattia impone la negazione del bisogno. È che dopo un tempo inesorabile trascorso tra un valzer e l’altro fatto di digiuni e abbuffate soggettive oppure oggettive la fame fisiologica te la scordi. L’unica concezione presumibile e tollerabile della fame è quella fame incoercibile ricercata, accumulata e poi custodita con inclemenza e perseveranza dalla privazione di cibo prolungata.
Quando chiediamo al nostro paziente se ha fame e questo risponde che “No, io la fame non la sento MAI” dovremmo rispondere che “No, noi non ti stiamo domandando se stai MORENDO di FAME, quello che ti stiamo domandando è se hai semplicemente fame.”
L’unica cosa che è bella da morire è vivere.
Dott.ssa Vinci Eleonora Dietista Biologa Nutrizionista
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Quando chiediamo al nostro paziente se ha fame e questo risponde che “No, io la fame non la sento MAI” dovremmo rispondere che “No, noi non ti stiamo domandando se stai MORENDO di FAME, quello che ti stiamo domandando è se hai semplicemente fame.”