I pazienti che soffrono di disturbo alimentare non devono mai essere incoraggiati a mangiare al mero scopo di recuperare peso… Oltre a rivelarsi infruttuoso, è un approccio fuorviante e sterile, perché va a confermare nella persona l’idea secondo la quale anche il fine del processo inverso (cioè la restrizione alimentare) fosse realmente e soltanto la perdita di peso.
Le persone con disturbo alimentare leggono e vivono la relazione con se stessi e com il mondo in termini di peso e/o comportamento alimentare. Il prolungarsi di questa visione concettuale fa sì che ogni frammento di esistenza venga categorizzato e tradotto in termini di un dato peso e/o comportamento alimentare.
Ne risulta che persuadere la persona col disturbo in fase attiva a mangiare soltanto per recuperare il peso antecedente alla malattia, avrebbe come effetto quello di rafforzare nel paziente stesso il valore ed il ruolo che egli attribuisce al peso corporeo, che è sempre eccessivo ed esistenziale.
Questo non significa che il recupero del peso sia un obiettivo secondario. Recuperare un peso ragionevole e soprattutto naturale è anzi un punto imprescindibile della riabilitazione. Quello che voglio dire è che è anche un punto estremamente delicato e complesso da gestire…
Quello che dovrebbe arrivare al paziente, quello che dovrebbe involontariamente cogliere nella propria sensibilità, e non soltanto secondo un processo logico e razionale, è che il peso non ha tutta questa magnificenza nella sua esistenza, come nell’esistenza del mondo. Che la magnificenza delle risorse, delle qualità, delle ricchezze che egli ha dentro invece… Che è quella ad essere smisurata, ad essere oltremisura e, soprattutto, ad essere incompatibile con la coesistenza di un Disturbo Alimentare.
Dott.ssa Eleonora Vinci Dietista Biologa Nutrizionista
![](https://www.eleonoravinci.it/wp-content/uploads/2023/10/IMG_3172.jpeg)