Quando si intende trattare un Disturbo Alimentare bisogna tenere a mente che il confine tra l’ascoltare, l’accogliere, l’assecondare e il passare all’azione, alla misurazione di fatti e obiettivi è terribilmente sottile. C’è un limite precario ed evanescente che non è saggio valicare. Quando si auspica curare un Disturbo Alimentare è indispensabile saper intuire e cogliere quell’atroce, esatto istante in cui non è più possibile esitare e confidare nel cambiamento evitando la coercizione e il conflitto. Chi soffre di un Disturbo Alimentare e si adagia nelle braccia di un terapeuta deve scorgere in questo una certa sicurezza e determinazione, oltre che la comprensione, la pazienza e la fiducia, così come ha bisogno di sperimentare il conflitto col mondo, poiché il Disturbo Alimentare altro non è che una strategia atta al suo evitamento. E soprattutto perché ogni giorno, ora, ogni minuto dissipato in un trattamento che non è adeguato (semplicemente perché non porta ad un progresso, seppur infinitesimale) è un minuto defalcato da un altro trattamento che potrebbe condurre a guarigione effettiva e ottimale dal disturbo. Quando si intende curare un Disturbo Alimentare, voglio dire, è necessario essere umile, è importante aspettarsi e tollerare il momento in cui si avverte di non essere all’altezza, per indirizzare il nostro paziente verso un percorso di cura presumibilmente più efficace.

Dott.ssa Vinci Dietista Biologa Nutrizionista

Il concetto del limite nella cura dei Disturbi Alimentari

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