Quello di consumare una prima colazione e due spuntini intervallati uno tra la colazione e il pranzo, l’altro tra il pranzo e la cena è un dogma che oramai imperversa assiduamente nel galateo delle diete salutari. Eppure esistono ancora moltissime persone che seguitano a digiunare fino all’ora di pranzo, talvolta fino al pomeriggio inoltrato e, nei casi più estremi, all’ora di cena. La cosa interessante è che spesso quelle persone giungono da me in prima visita proprio declamando quanto la loro dieta sia effettivamente scarna e misera, e di non capire come mai il loro peso sembri progressivamente aumentare nel tempo. Fare la prima colazione è importante, e altrettanto importante è consumare due spuntini, questo è vero. Credo che il motivo per cui queste abitudini fatichino ancora a concretizzarsi sia legato certamente allo stile di vita odierno, persuaso dal dinamismo e dalla frenesia del fare, così tanto esasperata che se anche capitasse di fermarci per qualche minuto a respirare, ci sentiremmo colpevoli. Ma non è questo aspetto l’oggetto del mio articolo, dal momento che nella vita ho scelto di fare la nutrizionista, piuttosto che la filosofa o l’antropologa. L’altra ragione che presumo ostacoli l’attuazione di una dieta equilibrata non solo nella qualità e nella quantità delle pietanze, ma anche nella distribuzione dei pasti, è che, sebbene venga fin troppo spesso ripetuto quanto questo sia importante, non venga al contempo spiegato il perché e il come. Fare qualcosa in cui non si crede è difficile per tutti.

PERCHE’ ALLORA FARE LA PRIMA COLAZIONE è COSI’ IMPORTANTE?

Il fatto che al risveglio non percepiamo la fame non significa che il nostro organismo non necessiti effettivamente di energia e nutrienti. Sebbene per molti possa sembrare impensabile il digiuno notturno non è un processo statico ed inerte. L’energia che viene estrapolata dalla digestione e dall’assorbimento degli alimenti infatti non viene impiegata soltanto nell’attività fisica (programmata o spontanea), ma anche – e soprattutto – nel mantenimento delle funzioni vitali di base, come la respirazione, il battito cardiaco e il funzionamento cerebrale. Se questo è vero significa che dopo una notte trascorsa a digiuno l’organismo necessita inevitabilmente di nutrimento. Ignorare questo fisiologico bisogno non farà che incrementare la fame percepita al pasto successivo, nel quale inevitabilmente (e, sottolineo, inconsapevolmente) saremo portati a ricercare e scegliere alimenti più ricchi in grassi e zuccheri, e dunque più calorici; questo comportamento è fomentato anche da fattori psicologici, oltre che biologici: poiché so di aver digiunato tutta la mattina, mi sento autorizzato a concedermi degli eccessi. 

E GLI SPUNTINI?

Il meccanismo è esattamente identico. In poche parole più incremento l’intervallo di tempo che intercorre tra un pasto l’altro, maggiore sarà la probabilità che introduca più calorie ai pasti successivi, molte, molte più di quante ne introdurrei se, a partire dalla prima colazione, non lasciassi trascorrere più di tre ore tra un pasto e quello successivo. Sebbene alla base vi siano processi biologici e psicologici, il fattore che in via finale conduce all’aumento del peso (la maggior parte delle volte, ma non sempre: ricordiamo che nella scienza le uniche regole sono il l’incertezza, il dinamismo e l’evoluzione) è prettamente matematico: al termine della giornata avrò introdotto più calorie di quante ne ho consumate (attraverso l’attività fisica effettuata e il mantenimento dei processi vitali). Il bilancio tra ciò che entra con l’alimentazione e ciò che esce col dispendio energetico sarà positivo. 

Il fatto che questo fenomeno si sviluppi all’oscuro della coscienza, e cioè che le persone in sovrappeso non si rendano effettivamente conto del perché continuino ad acquisire peso ‘nonostante mangino così poco’ non fa che accrescere la loro frustrazione. Più la frustrazione aumenta, più sarò portato a trascurare la mia dieta, in primo luogo perché ripongo nel cibo il tentativo di modulare le mie emozioni negative, in secondo luogo perché mi convinco che, dal momento che prendo peso ‘pur mangiando poco o niente’, seguire una dieta equilibrata sarebbe comunque un esperimento infruttuoso, oltre che laborioso.

Al termine dei miei articoli percepisco sempre un vago sentore come di aver valicato un limite e di essere andata fuori tema. Talvolta sono addirittura molestata dalla folle convinzione di aver sbagliato lavoro. Poi penso ai miei pazienti, ai loro rimandi affabili e positivi, all’energia che investo quando cerco di trasmettere loro i miei princìpi e la premura nei loro confronti. Allora mi ricredo e sorrido, ricordo che io “Vinco perché amo il mio lavoro”.

Dott.ssa Vinci Eleonora

Dietista Biologa Nutrizionista

Il numero e gli orari dei pasti influenzano il peso corporeo?

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