Mi piacerebbe iniziare questo articolo rispondendo – in breve – al gravoso quesito che scalfisce il cuore delle persone segnate da uno straziante passato di diete e fallimenti: esiste un farmaco in grado di far dimagrire senza stare a dieta?

In ambito medico ogni trattazione, teoria, ogni affermazione – per quanto superficialmente chiara, semplice e lineare – necessita di definizioni precise ed evidenze scientifiche; ma non basta. Quando si parla di scienza è doveroso tenere bene a mente che ogni scoperta incarna la stessa caducità di un equilibrista che cammina sopra un filo: quanto più è grandiosa e mirabile, tanto più è soggetta alla critica e ad un potenziale annichilimento.

L’obesità è una patologia cronica che inficia profondamente lo stato di salute fisica e mentale. All’obesità si associa un elevato tasso di drop out (cioè di insuccessi) che finisce per depauperare le forze e la motivazione al trattamento dei soggetti affetti i quali, inevitabilmente, accettano con abulia e indolenza il fallimento.

Le persone con obesità vengono spesso stereotipate come deboli e senza volontà. Questo stigma pervade così tanto la società e l’immaginario collettivo che loro stesse si convincono di essere tali, imputando i loro numerosi insuccessi soltanto alla loro congetturata inerzia.

Ultimamente si parla molto delle cause e dei rischi associati all’obesità.  Certamente, la prevenzione primaria è cruciale per limitare l’angosciante incremento di questa malattia così apparentemente semplice, eppure tanto ambivalente e complessa.

Si parla poco però delle lacune che il sistema detiene per quanto concerne un trattamento efficace e duraturo nel tempo.

Possiamo effigiare i livelli di cura dell’obesità come i gradini di una piramide, alla cui base si collocano dieta ed attività fisica. Questo significa che il primo trattamento indicato nella gestione dell’obesità è sempre relativo alla modificazione dello stile di vita, a prescindere dal grado di obesità che sussiste. Si accede al secondo gradino (la terapia farmacologica), ed eventualmente al terzo ed ultimo step (la chirurgia bariatrica, che si configura come il vertice della piramide) soltanto a fronte di ripetuti esiti negativi nel livello di cura sottostante, in accordo con il grado di severità della condizione e/o in compresenza delle comorbidità ad essa associate, qualora non coesistano controindicazioni specifiche.

E’ fondamentale ricordare che qualsiasi sia il trattamento scelto (in quanto ritenuto idoneo dall’equipe di specialisti, una volta che questa ha soppesato rischi e benefici) non è possibile esimersi dall’aderenza al primo livello di cura, vale a dire la dieta e l’attività fisica. In primo luogo perché –  soprattutto nel caso della chirurgia, per esempio – una scarsa compliance dietetico-comportamentale implica l’insorgenza di effetti collaterali spiacevoli come dispepsia, vomito, alterazioni dell’alvo e carenze di micro o macronutrienti. In secondo luogo, e questo vale soprattutto nel caso della terapia farmacologica, perché l’effetto esercitato dal farmaco non è tale da sopperire ad una inadempienza nei confronti dello stile di vita raccomandato. Il farmaco, cioè, coadiuva l’efficacia dell’intervento dietetico e comportamentale (sia in termini di entità del calo ponderale che di mantenimento nel lungo termine) ma non prescinde dalla sua ottemperanza.

Poiché non è scopo di questo articolo elencare e descrivere i vari interventi chirurgici e farmacologici, giacché è possibile reperirne una trattazione esauriente in rete, scelgo di approfondire e considerare più nel dettaglio alcuni aspetti relativi ad un farmaco in particolare.

La liraglutide è un farmaco ipoglicemizzante, analogo sintetico del GLP-1 in grado di agire come agonista a lunga azione del suo recettore. L’utilizzo di questo farmaco è stato approvato nel 2009 dall’EMA e nel 2010 dalla FDA per la terapia del diabete di tipo 2 non adeguatamente controllato da metformina, sulfaniluree o tiazolidindioni (da soli o associati). Data la notevole capacità della liraglutide nell’indurre il calo ponderale è stata recentemente approvata (anche) in Europa una preparazione farmacologica (Saxenda) a somministrazione unica e giornaliera per il trattamento cronico dell’obesità. Il GLP-1 è un regolatore fisiologico dell’appetito e del consumo di cibo, sebbene l’esatto meccanismo d’azione non sia ancora completamente chiaro. Sembra che la liraglutide eserciti il suo effetto a livello di regioni cerebrali specifiche deputate alla regolazione dell’appetito, dove attraverso l’attivazione specifica del recettore del GLP-1 regola l’appetito aumentando le sensazioni di pienezza e sazietà e diminuendo al contempo le sensazioni di fame e di desiderio del consumo di cibo; la riduzione del peso corporeo è pertanto effetto diretto della riduzione dell’assunzione di cibo.

Poiché soventemente uno dei fattori cruciali nella patogenesi dell’obesità è l’alterazione del comportamento alimentare, è essenziale che il paziente candidato alla terapia con liraglutide venga adeguatamente informato al riguardo. Nella mia esperienza di dietista e nutrizionista capita di frequente che i pazienti mi chiedano se esiste un farmaco che consenta loro di dimagrire preservando la facoltà di mangiare cosa vogliono, quanto vogliono e quando vogliono. La risposta, ad oggi, è no. La liraglutide si è dimostrata efficace nell’aiutare il paziente a migliorare l’aderenza al piano alimentare mediante un aumento della sazietà e una riduzione dell’appetito, non attraverso un incremento del dispendio energetico. In altre parole: se la scelta di una terapia farmacologica per dimagrire è fomentata dalla seducente bramosia di cibo, se il presupposto che motiva il paziente ad assumere il farmaco è quello di potersi abbuffare oltremisura, la liraglutide (così come qualsiasi altro farmaco attualmente disponibile in commercio per la terapia dell’obesità) non è indicata.

Prima di intraprendere un qualsiasi percorso mirato al calo ponderale è assolutamente necessario analizzare e scandagliare con cura le ragioni e i meccanismi che hanno condotto il paziente all’aumento del peso agendo specificatamente su di essi, giacchè le ‘persone con obesità’ restano, prima di ogni altra cosa, ‘persone’.

Dott.ssa Vinci Eleonora

Dietista Biologa Nutrizionista

Obesità e terapia farmacologica: indicazioni e considerazioni sulla liraglutide (parte introduttiva)

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