Mi piace pensare al cibo come ad un un neurone del sistema nervoso. I neuroni hanno un corpo centrale dal quale si diramano uno o più prolungamenti. Le ramificazioni assolvono l’arduo compito di trasmettere le informazioni in entrata e in uscita, stabilendo una complessa, sottile e frangibile rete di comunicazione che coinvolge l’organismo in tutta la sua interezza.
I neuroni effigiano così mirabilmente la caducità del confine tra biologia e psiche, corpo e mente, materia e sostanza, emozione, impulso, pulsione.
I neuroni sono il Cibo.
Ma se la scienza è conscia della strabiliante policromia che riveste il ruolo del Cibo, così meravigliosamente fragile e delicato, così sottile e acuminato da far male, perché si ostina a limitarne la sua essenza? Vi chiedo, lettori, riuscireste voi ad ammirare un caleidoscopio senza colori, una melodia senza suoni, una carne senza l’anima?
Mangiare significa nutrirsi, si: senza cibo si muore. Si può morire anche di troppo cibo, senza o con un eccesso di un certo tipo di cibo. Ma mangiare significa anche alimentarsi.
Quando ci nutriamo significa che il cibo, già all’interno del nostro organismo, viene scomposto al fine di ricavare le componenti fondamentali, consentire il funzionamento biologico e la sopravvivenza.
Quando ci alimentiamo invece pensiamo, scegliamo e portiamo il cibo alla nostra bocca. La nutrizione è una scienza, l’alimentazione è un comportamento.
Possiamo studiare la nutrizione e certo, scoprire aspetti sempre più profondi e sensibili, ma il progresso che deriva dipenderà prevalentemente dall’affinarsi delle tecnologie e del metodo scientifico. Cioè, possiamo scoprire meccanismi prima sconosciuti ma che già esistevano. Lo studio dell’alimentazione è più complesso, poiché si aggiunge la variabilità legata alla continua evoluzione del comportamento.
Se un tempo era primario conoscere i principi fondamentali della nutrizione, oggi ritengo necessariamente prioritario convogliare le nostre risorse sui complessi meccanismi vincolati all’alimentazione.
Forse oggi scoprire come mangiare per stare bene è più importante che scoprire come nutrire il corpo, perché come nutrire il corpo già sapremmo farlo, ma non ci riusciamo. C’è un gap. Lo dimostra la miriade di diete zampillata negli ultimi settant’anni, tutte rigorosamente fallite (poiché scoprire qualcosa che funziona comporterebbe terminare la ricerca). Forse il gap non consiste nella mancata scoperta della dieta miracolosa, forse perseguire questo scopo è folle. Albert Einstein diceva che la follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.
Forse dovremmo riflettere su cosa significa oggi stare bene e ripartire da lì.
Aspirare a capire come mangiare possa consentire non tanto (o almeno solo) di Sopravvivere, quanto di Vivere. Bene.
Dott.ssa Vinci Eleonora Dietista Biologa Nutrizionista
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