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Dalla comparsa dell’uomo sulla terra fino ad oggi sono tre le condizioni che si sono verificate per quanto concerne il suo rapporto con le risorse alimentari. Condizioni, scenari, realtà dissimili tra loro, ma accumunate da un fattore: il conflitto.

Dalla lotta per procacciarsi il cibo e faticare il minimo indispensabile, al godimento oltremisura indotto dal boom economico nel secondo dopoguerra (che ha posto le fondamenta per l’instaurarsi del surplus alimentare) fino all’epoca odierna della sovrabbondanza, ove al previo godimento si è associato – in sincronia – il timore legato alle sue conseguenze. Timore sia dal lato prettamente clinico (malattie metaboliche legate al sovrappeso) che estetico (eccesso di peso e di adiposità in contrasto con gli standard estetici di magrezza imposti dalla attuale società).

Parallelamente all’evoluzione di questi scenari sono cambiati il ruolo e le facoltà richieste dagli operatori del settore dietetico-nutrizionale: dal come assicurare uno stato di nutrizione accettabile cercando di eludere una malnutrizione per difetto – in un mondo pervaso dalla carestia – al come rifuggire da una malnutrizione per eccesso che si rivela, con il progredire della ricerca scientifica, un pericolo per la vita; questo secondo contesto può essere ancora scisso in due momenti: se in principio l’attitudine del nutrizionista era legata alle conoscenze circa l’efficacia o la scoperta di uno stile alimentare mirato a prevenire e/o curare il sovrappeso e le malattie ad esso legate (vedi l’insorgenza di un caleidoscopio di diete ‘miracolose’), oggi acquisisce una forma nuova e delicata; oggi è con la mano del nutrizionista che i pazienti diventano capaci di non-cadere nella trappola del Troppo.

Oggi sappiamo benissimo cosa porta alla perdita del peso in eccesso, la scienza ha fornito tecniche per creare alimenti e strategie che potrebbero venire in aiuto in tal senso e che in passato potevamo solo utopisticamente sognare, eppure il conflitto, la complessità, la lotta restano lì.

Ci troviamo in un mondo pervaso dalla dicotomia, privarsi o eccedere, due facce della stessa medaglia, perché anche il privarsi costituisce una sorta di scudo per cercare di non venire sopraffatti dal Tutto.

Ci siamo resi conto che le nozioni prettamente scientifiche non sono sufficienti, poiché producono in individui diversi effetti dissimili.

Perché siamo, appunto, Individui. Persone. Non siamo solo un’accozzaglia straordinariamente, incredibilmente ordinata di organi e apparati; o meglio, certo, lo siamo, ma questi creano biologicamente dei pensieri e delle emozioni che possono assumere le forme più disparate.

E come possiamo evitare di fare uso del Cibo per tentare di modulare questa valanga emotiva? Ce ne è talmente tanto, di ogni tipo: con quello, senza quell’altro, con quello modificato, tolto e reinserito con una particolare tecnica,: “Togli quello per un mese e poi rimettilo, nel frattempo metti anche quell’altro e vedrai che funziona, così perdi dodici chili in soli due mesi, anzi no, magari non perdi peso ma la pancia va via, no anzi, così non va via nemmeno la pancia ma ti depuri, mandi via tutte le tossine, giuro, me l’ha detto l’amica della cognata del cugino di mio marito, ora è dimagrita ed è felice.

La droga, l’alcol, il gioco fanno male, sono cose che non si devono fare, ce lo insegnano fin da bambini, ma il cibo, mamma, perché non mi hai insegnato che anche col cibo ci si può uccidere?

Talvolta temo di avere sbagliato strada. Io la Dietista non la dovevo fare. Perché io vedo il Troppo nella gente e di dire loro semplicemente cosa mangiare e come dovrebbero mangiare e quando dovrebbero mangiarlo mi lascia un frustrante senso di vuoto e di mancanza.

Poi però penso a come il mondo, l’uomo e l’ambiente si sono evoluti nel tempo, al Troppo, al Tutto e al Niente. Allora fare la Dietista ha un senso. Perché facendo la Dietista oggi so che cerco di salvare le persone da questo terrificante Tutto e Niente che le assale. Nel fare il mio lavoro posso entrare dentro la gente e respirare i loro cuori e al contempo trovare, creare, sanare quel sentiero che conduce a far collimare, in loro, quelle norme tecnico-scientifiche che oggi conosciamo molto bene.

Sarò sprezzante, forse, ma credo che tutti i professionisti che lavorano nel campo della nutrizione dovrebbero approcciarsi con le stesse modalità. Perché, per come la vedo io, nel mondo di oggi, non c’è un altro modo per lavorare con il cibo e con le persone.

Dott.ssa Vinci Eleonora Dietista Biologa Nutrizionista Pisa

equilibrioRT

Flusso di coscienza…🤔📝

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