Quando s’intende esprimere un giudizio (o altresì una semplice opinione) ritengo onesto informarsi correttamente e adeguatamente in proposito, tanto più se il giudizio in questione concerne la sfera scientifica; per sua natura infatti, la scienza è in continua evoluzione: gli studi clinici si susseguono freneticamente l’uno dopo l’altro, dimostrando ora una tesi e confutando la stessa poco dopo. Ecco perché, pur premettendo con largo anticipo di non condividere la scelta indiscriminata e/o ingiustificata dell’approccio dietologico in oggetto, ho scelto di approfondire minuziosamente le mie conoscenze in merito alla Dieta Chetogenica (con l’ausilio, peraltro, di un corso di formazione specifico).

Nelle prossime righe cercherò di conciliare una trattazione sufficientemente esauriente con una certa sintesi d’esposizione, onde evitare l’effetto ‘sonnolenza di massa’.

COSA E’ LA DIETA CHETOGENICA, E COME FUNZIONA?

La dieta chetogenica (KD) (e/o la sua variante ‘dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico (VLCKD)’) nasce agli albori del novecento come strategia di trattamento per l’epilessia farmaco resistente. La KD fonda il suo principio di base sulla carenza di insulina, ormone ‘oressigeno’ (cioè in grado di stimolare l’appetito) e ‘anabolico’ (finalizzato cioè all’anabolismo, parte del metabolismo che comprende i processi di sintesi di molecole complesse a partire da molecole semplici). L’insulina è un ormone che: 1) aumenta il senso di fame 2) promuove la sintesi di glicogeno e di tessuto adiposo. La carenza di insulina si viene a creare in due, anzi tre condizioni:

1. Attività fisica prolungata (per esempio nel caso dell’uomo primitivo dedito assiduamente alla caccia o, esempio più pertinente, certe categorie di sportivi es. maratoneta)

2. Digiuno protratto

3. Marcata riduzione dei carboidrati dietetici

La mancanza di insulina, parallelamente all’azione svolta dal suo antagonista glucagone, fa si che si verifichi uno shift (e cioè un passaggio) dall’utilizzo del glucosio come principale substrato energetico a quello dei grassi, il cui metabolita derivante dal catabolismo è, per l’appunto, il chetone.

Quindi: forte riduzione dei carboidrati/digiuno protratto/attività fisica prolungata ➡️ riduzione insulina, aumento glucagone ➡️ mobilitazione dei grassi (trigliceridi) intracellulari dal tessuto adiposo (grasso) al circolo ematico (sangue) con loro utilizzo ➡️catabolismo lipidico (e dunque dimagrimento)

Dal catabolismo lipidico (cioè dei grassi) si ottengono: 1.glicerolo, convogliato al fegato a fini gluconeogenici per il mantenimento di una glicemia stabile (indispensabile in termini di compatibilità con la vita) 2.acidi grassi, destinati alla beta-ossidazione con produzione di chetoni (da qui il termine ‘dieta chetogenica’). I chetoni a questo punto diventano (al posto del glucosio) fonte di energia potenzialmente sfruttabile da tutti i tessuti. Nota bene: la chetosi è dunque una condizione di adattamento metabolico.

COME SI ATTUA LA DIETA CHETOGENICA?

L’apporto calorico viene limitato ad un range di 800-1200 kcal/die (fino a 450-800/die nella versione a bassissimo contenuto calorico VLCKD) e quello lipidico a circa 15-30 g/die (15 nella versione VLCKD, fornito quasi esclusivamente via acidi grassi essenziali ω-3 e ω-6). La quota di proteine, a differenza di una dieta di tipo iperproteico, resta normale o lievemente aumentata (0,8-1,4g/kg peso corporeo) mentre quella di carboidrati si riduce ad un intervallo di 30-60 (solitamente 40) g/die. E’ bene sapere che sono necessari almeno 30g di carboidrati al giorno al fine di 1) impedire e/o ridurre l’acidosi 2) provvedere al fabbisogno del sistema nervoso centrale e dei globuli rossi, glucosio-dipendenti (cioè in grado di utilizzare esclusivamente il glucosio come fonte energetica).

Nella pratica i principali alimenti introdotti con la KD includono: olio extravergine di oliva, frutta secca oleosa, pesce e verdure in abbondanza (fatta eccezione per quelle amidacee come le carote cotte o le barbabietole, talvolta anche i pomodori). Sono inclusi anche carne, latticini e uova, moderando le quantità e la qualità onde evitare un eccesso di grassi saturi. È necessaria inoltre una corretta integrazione di vitamine e oligoelementi (da ascrivere sia alla carenza connessa alla dieta in se, sia ai processi biochimico-metabolici che si vengono a creare e che ne richiedono un bilanciamento).

I VANTAGGI DELLA DIETA CHETOGENICA

La KD induce, quando rispettata con estremo rigore, una soppressione dell’appetito (poiché – ricordiamo – l’insulina (che viene a mancare) è un ormone ‘oressigeno’ ( cioè che stimola la fame) accompagnata da un rapido calo ponderale (promosso dal catabolismo (e cioè dalla ‘distruzione’) del tessuto adiposo).

GLI SVANTAGGI DELLA DIETA CHETOGENICA

Non è tutto oro quel che luccica. Oltre agli effetti relativamente vantaggiosi sopra citati (capiremo a breve a cosa allude il ‘relativamente’) la KD presenta due inconvenienti (senza includere tra questi i possibili – e probabili – effetti collaterali di tipo sintomatologico come cefalea, stipsi, alitosi, nausea e astenia):

1. Il recente studio pubblicato sulla rivista The Lancet Public Health ha indubbiamente dimostrato che un apporto di carboidrati inferiore al 50% delle calorie totali si associa ad un aumento della mortalità per tutte le cause

2. In termini di mantenimento del peso corporeo nel lungo termine (cioè uguale o superiore ai due anni) è stato osservato un trend negativo, con un rapido recupero ponderale fino a valori anche superiori rispetto a quelli di partenza (cioè prima dell’inizio della dieta). Inoltre (ed ecco chiarito il ‘relativamente’ di qualche riga più in alto) la perdita di peso ottenuta risulta sovrapponibile a quella prodotta da una normale dieta ipocalorica bilanciata (per esempio secondo il modello mediterraneo).

Soffermandoci su questo secondo punto pare dunque logico porsi un quesito: la causa della falla nel mantenimento dei risultati è da imputare ad una scarsa compliance del paziente (e cioè di aderenza alle prescrizioni dietetiche nel periodo di mantenimento) o ad un adattamento metabolico indotto dal tipo di dieta effettuato?

Avvalendoci dello studio del Quoziente Respiratorio QR* misurato via calorimetria (evito di scendere nel dettaglio dilungandomi sul significato di QR – chi è interessato può consultarlo tra le note o consultando il seguente link) emerge che a seguito del calo di peso indotto con la dieta chetogenica subentra nell’organismo una soppressione del metabolismo dei lipidi; inoltre, gli adipociti subiscono sì una riduzione di volume, ma anche un aumento del loro numero con incremento della sensibilità all’insulina.

In parole umane: i carboidrati reintrodotti nel periodo di mantenimento (nella teoria sempre limitati, ma quantomeno pari a quel ragionevole 50% delle calorie totali) fanno sì che le nostre cellule adipose siano massimamente efficienti e operative nel riaccumulare tutto il grasso perso con tanta fatica.

Veniamo alla mia opinione. Fermo restando l’interpretazione scientifica relativa alle modificazioni metaboliche, ritengo anche (e soprattutto) appropriato soffermarci sul fattore compliance (cioè di aderenza al trattamento dietetico da parte del paziente); una dieta intesa in termini di restrizione calorica, anche quando bilanciata secondo il modello mediterraneo, rappresenta già di per se uno shock per l’organismo il quale, interpretandola come situazione di emergenza (carestia) risponde con adattamenti mirati a massimizzare nuovamente gli introiti e minimizzare nel contempo le spese energetiche (nell’uomo primitivo, ad esempio, questi meccanismi erano funzionali a sopravvivere nei periodi di digiuno, quando il cibo – purtroppo – veniva a mancare).

Tuttavia rendere tale restrizione relativamente poco drastica (per esempio senza eccedere con la restrizione energetica, oppure evitando di eliminare in toto o quasi certi gruppi alimentari), integrandola con l’adozione di uno stile di vita moderatamente attivo e, ultimo ma non meno importante, adattandola quanto più possibile alle esigenze della persona rende nella pratica lo ‘sforzo’ più sostenibile, eludendo l’inevitabile effetto ‘la-dieta-è-finita-ora-mi-posso-abbuffare’ (che è in parte psichico, in parte effettivamente biologico) accompagnato dal conseguente recupero del peso anche oltre i valori iniziali.

C’è da aggiungere che la prescrizione – da parte di un professionista o autoimposta – di una dieta tanto rigida e purtroppo spesso priva di uno sforzo mentale da parte del soggetto per capire cosa sta facendo, come e perché, non porta ad una corretta educazione alimentare. Il risultato è che il paziente (che prima di tutto è una persona) eseguirà il ‘compito’ in modo passivo e meccanico senza acquisire una certa autonomia e consapevolezza, prerogative cardine per il mantenimento nel tempo del peso e di un corretto regime alimentare.

Ecco perché, per riprendere il titolo dell’articolo, è più corretto parlare di protocollo piuttosto che di dieta. Perché certo, esistono condizioni in cui una dieta chetogenica può essere indicata (come l’obesità grave candidata all’intervento di chirurgia bariatrica, o l’epilessia infantile farmaco resistente), ma dovrebbe essere chiaro che essa rappresenta un vero e proprio intervento, da eseguire con estrema cautela e assistenza di tipo medico e nutrizionale (e comunque per un periodo di tempo limitato, 15-30 giorni).

Non è che un giorno ci si sveglia e ‘si-fa-la-dieta-chetogenica’.

Purtroppo l’abuso dei social network, lo spopolare di controverse figure che si spacciano per professionisti della nutrizione e l’attuale epidemia sociale incentrata sul cibo e sul corpo spesso conducono a questa scelta, senza valutarne conseguenze, effetti e ripercussioni annesse.

Questo è il messaggio che da Dietista, Nutrizionista, ma soprattutto da Eleonora volevo trasmettere.

Dott.ssa Vinci Eleonora

Dietista Biologa Nutrizionista Pisa

Note:

*Quoziente Respiratorio (QR): parametro che misura il rapporto tra anidride carbonica (CO2) espirata e ossigeno (O2) inspirato (CO2/O2), consentendo di determinare la proporzione di grassi e carboidrati che vengono impiegati ai fini energetici. La sua misurazione viene effettuata grazie alle tecniche calorimetrie (calorimetria indiretta).

 

Ketogenic low carbs diet concept.
Dieta Chetogenica: perché è preferibile parlare di ‘protocollo’ piuttosto che di ‘dieta’⚠️

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