Sono nata a Volterra, un piccolo borgo in provincia di Pisa, e i suoi abitanti, oggi, mi conoscono come ‘quella-che-corre-sempre’. Ho scoperto la corsa da nove anni, l’ho scoperta per caso e l’ho subito amata, ho continuato ad amarla e ad amarla ancora di più in questi nove anni di lunghe, tortuose salite e altrettanto lunghe e tortuose discese.
Corro quando sono felice, corro quando sono triste, entusiasta, quando sono arrabbiata, corro quando sono, corro quando non-sono. Corro per pensare, per cercare di dare una forma ai miei pensieri, oppure corro per supplicare il mio cervello di non-pensare.
Ho corso per prendere decisioni importanti o, molto peggio, per non prenderle, nuocendo a me stessa.
Corro quando piove, soprattutto corro perché piove, corro quando io stessa decido che ‘oggi-non-corro’ e, vi assicuro, è proprio nelle corse ‘oggi-non-corro’ che mi sento erompere la corsa nelle vene, che sublimo la corsa in un’entità vitale, fatta di carne e sangue, perché la vera corsa è completamente libera, primordiale, è liquida, è senza controllo.
Chi corre è un perfezionista. Chi corre è un amante, talvolta un maniaco del controllo e dell’ordine. Dico questo non (solo) perché io corro e sono una maniaca del controllo e dell’ordine, ma perché ho conosciuto chi corre e si nutre visceralmente della corsa e vi assicuro che ognuno di loro incorporava tutte queste prerogative. Chi corre conosce bene il concetto della rinuncia (o meglio, della procrastinazione) al piacere, non perché non si conceda il piacere, ma perché il procrastinare quel piacere implica il fruire di un piacere più abnorme, esagerato, potenzialmente senza confini. Perché per chi corre i confini sono un concetto sottile, fragile, delicato. Chi corre cerca assiduamente il limite e gode nel soverchiarlo, in modo più o meno volontario. Chi corre ama disperatamente l’equilibrio. Perché tutto dentro di lui, il corridore, depone verso il disordine.
Chi corre è un maniaco del controllo che tutto controlla meno che se stesso. E controllare tutto e troppo conduce, prima o poi, quasi inevitabilmente, alla totale, assoluta perdita del controllo.
Imparare a regolarsi correttamente e ragionevolmente nel mangiare concerne uno dei requisiti fondamentali per conseguire un certo equilibrio, diverso per ciascun corridore (che prima di tutto è una persona), un equilibrio che è cruciale per il raggiungimento e il mantenimento di una buona performance nel breve ma soprattutto nel lungo termine.
Mangiare correttamente, l’ho imparato sulla mia pelle dopo non pochi pasticci, è un elemento imprescindibile se si vuole correre, soprattutto lo è se si vuole correre bene, evitando infortuni, lo è se si vuole continuare a correre col cuore e – presumibilmente, perché no – per tutta la vita.
Dott.ssa Vinci Eleonora Dietista Biologa Nutrizionista
Prossimamente: MANGIARE PER CORRERE, PARTE SECONDA: LA NUTRIZIONE IN PRATICA 🍝
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