I fattori che scatenano la perdita di controllo sul cibo – ammettendo che un certo grado di controllo cognitivo sia possibile – sono essenzialmente due:

1) la FAME, intesa come desiderio imperioso di cibo, malessere e debolezza generali provocati da una restrizione importante

2) le EMOZIONI (rabbia, paura, tristezza, gioia, disgusto; possiamo includere anche la noia che, citando la mia cara collega e maestra di vita L.P, ‘è figlia della rabbia’)

⚠️Attenzione: non sono necessarie entrambe le condizioni al fine di innescare l’evento: la perdita di controllo può avvenire anche in risposta ad una soltanto.

Supponiamo di essere grossomodo coperti per quanto concerne il primo punto, e dunque di non provenire da una fase di restrizione alimentare quali-quantitativa (vicina nel tempo ma anche lontana!), di possedere uno stato di nutrizione nella norma e un’alimentazione sufficientemente convenzionale. In questa circostanza sarebbero le emozioni e gli stati d’animo (nota bene, non necessariamente negativi!) ad innescare l’Abbuffata (o Binge). A prescindere dalla sua effettiva entità (abbuffata soggettiva, quando per esempio mi impongo di mangiare solo insalata ma ingurgito anche una modica fettina di pane; abbuffata oggettiva, quando per esempio inizio mangiando una fetta di torta e finisco la torta intera), l’abbuffata suscita in noi il senso di colpa e fallimento. Inevitabilmente seguirà il proposito restrittivo e/o compensativo al fine di ‘rimediare’ al ‘danno’ compiuto. In questo senso rientrano blande privazioni alimentari, (semi)digiuni, esercizio fisico intenso, fino al ricorso a veri e propri metodi di compenso quali vomito autoindotto e/o utilizzo improprio di lassativi.
Tali comportamenti contribuiranno a generare, prima o poi, nuove emozioni e stati d’animo tali da provocare una nuova perdita di controllo sul cibo, generando un vero e proprio circolo vizioso che si autoperpetua.

Tenere presente che:
1. Perché si strutturi questo meccanismo non è necessario soddisfare i criteri diagnostici di un disturbo alimentare conclamato (per esempio anoressia o bulimia nervosa): è sufficiente una restrizione prolungata anche su base cognitiva (per esempio sogno da moltissimo tempo di perdere peso e vivo costantemente l’esperienza del mangiare come qualcosa di negativo, sbagliato)
2. Come tutti i circoli non c’è modo di spezzarlo se non si comincia, prima di tutto, dal rifuggire la ruota, cioè eliminare il proposito restrittivo (stare a dieta)
3. Spesso siamo convinti che sia quasi scontato (se non doveroso) farcela da soli, facendo leva sulla propria forza e volontà; ebbene, non è con la volontà che si sconfigge un meccanismo generato in primis dalla nostra volontà (perdonate la spiacevole ripetizione, volutamente ricercata). Talvolta essere forti significa proprio ammettere che non siamo in grado di farcela da soli; accettare che, forse, abbiamo bisogno di una mano affidabile ed esperta.

Dott.ssa Vinci Eleonora Dietista Biologa Nutrizionista

Perché mangio anche se non ho fame?🙁

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